Slippin' and Slidin': alle origini del rock'n'roll, alle radici della psichedelia

Slippin' and Slidin': alle origini del rock'n'roll, alle radici della psichedelia

Jason Pierce, uno tra i principali esponenti della neo-pischedelia inglese, ha dichiarato, a più riprese, di considerare “Slippin’ and Slidin’”, nella versione di Buddy Holly, la miglior canzone psichedelica di sempre. La sua opinione risulta quantomeno bizzarra se si considera che il brano in questione è un classico della prima fase del rock’n’roll e non un caposaldo della breve stagione della psichedelia. Secondo Pierce la psichedelia non è il frutto artificioso dei trucchi di studio ma qualcosa di più profondo, legato alle potenzialità evocative del patrimonio tradizionale. E solo così si spiega la sua ricerca a ritroso nella storia del rock fino alle sorgenti del gospel e del blues. D’altra parte Roky Erickson, uno tra i principali esponenti della psichedelia americana, ha ammesso, in più occasioni, la sua passione per la musica del principale interprete di “Slippin’ and Slidin”, Little Richard. Nonostante il grande apprezzamento per l’opera di Buddy Holly, le canzoni di Little Richard sembrano essere più influenti sulla musica di Erickson in virtù della loro energia dirompente e a causa di un motivo molto più pragmatico: il basso prezzo e la facile reperibilità dei dischi della Specialty Records rispetto a quelli della Coral/Decca. A questo fatto si deve sommare una generale preminenza della matrice nera nella scena alternativa texana a fronte della formazione country-folk di numerosi musicisti della controcultura californiana.

"Slippin’ and Slidin’” è una delle più celebri canzoni del periodo eroico di Little Richard, quello compreso tra la pubblicazione di “Tutti-Frutti/I'm Just a Lonely Guy” del 1955 e di “Good Golly, Miss Molly/Hey-Hey-Hey-Hey” del 1958. Il cantante e pianista, attivo a livello discografico dal 1951, alla fine del 1957 vive una conversione religiosa e decide di diventare predicatore. Nonostante la carriera da musicista secolare riprenda solo nel 1962, durante gli anni della rinuncia al rock’n’roll, Little Richard si dedica al gospel e la Specialty Records continua a pubblicare il materiale profano registrato prima della svolta spirituale. Eppure la strabiliante sequela di singoli del magico triennio rimane unica e irripetibile. A differenza degli altri due musicisti rivoluzionari dello stadio embrionale del rock’n’roll, Chuck Berry e Bo Diddley, Little Richard ha alle spalle un pantheon artistico più vasto e variegato, una tradizione strumentale più lunga e complessa. I due chitarristi infatti vantano come modelli tendenzialmente due soli maestri: Chuck Berry si ispira a T-Bone Walker, anche se mediato dalle esperienze dei suoi discepoli Goree Carter e Pee Wee Crayton; Bo Diddley si ispira a John Lee Hooker, senza risentire in maniera determinante della lezione dei maestri Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Nel complesso l’elettrificazione della chitarra determina un balzo in avanti imparagonabile a quello impresso dall’elettrificazione del pianoforte.

Nel corso degli anni ‘50, mentre a Chicago la chitarra elettrica si impone come strumento cardine grazie a un ristretto numero di interpreti, a New Orleans al centro della scena rimane il pianoforte acustico grazie a una lunga lista di esecutori. Little Richard, dalla sua formazione in Georgia alla sua ascesa in Louisiana, ascolta i grandi maestri e rivaleggia con gli agguerriti colleghi. Se Louis Jordan e Big Joe Turner, Roy Brown e Charles Brown, Amos Milburn e Wynonie Harris si muovono sul confine sottile tra jazz e jump blues, Allen Toussaint e Professor Longhair, Dave Bartholomew e Lloyd Price, Fats Domino e Smiley Lewis si trovano in bilico tra New Orleans r’n’b e rock’n’roll. Ma tutti contribuiscono in modo determinante all’evoluzione dell’approccio al pianoforte nella black music. Mentre i chitarristi vivono una doppia cesura, prima tra il blues rurale e il blues urbano con l’elettrificazione e poi tra la maturazione del blues urbano e la nascita del rock’n’roll, i pianisti si inseriscono in una corrente stilistica eterogenea ma continuativa nella quale l’elettrificazione rappresenta un fattore marginale. Little Richard ad esempio non impiega un pianoforte elettrico ma un vecchio strumento privo di modifiche tecnologiche analoghe a quelle apportate in quegli anni alla chitarra. Si confronta così con una schiera di padri ingombranti e di rivali temibili ma riesce ad emergere dalla scena in modo sorprendente.

Tra tutti i predecessori e gli antesignani della rivoluzione di Little Richard spiccano due nomi: Billy Wright ed Esquerita. I due artisti, considerati minori dal mercato discografico e dal grande pubblico ma tenuti in particolare considerazione da critici e appassionati, anticipano e ispirano Little Richard, dal punto di vista musicale come sotto l’aspetto scenico. L’esempio anomalo di Billy Wright ed Esquirita plasma infatti lo stile canoro e pianistico ma anche la cura dell’acconciatura e del travestimento del giovane artista. Nonostante Little Richard frequenti vari studi di registrazione a Los Angeles, la città della Specialty Records, incide al J&M Recording Studio di Cosimo Matassa con la produzione di Robert Blackwell la maggior parte dei suoi brani più rappresentativi e importanti. Tra i pezzi interpretati da Little Richard, “Slippin’ and Slidin’” vanta la storia più tortuosa dal punto di vista compositivo. L’originale esce nel 1955 con il titolo “I Got the Blues For You” per l’etichetta Ace a nome Al Collins & Orchestra sul singolo “Shuckin Stuff/I Got the Blues For You”. Il pianista dell’incisione di Collins, è Eddie Bo autore di “I’m Wise”, una rilettura del pezzo, con titolo e testo cambiati, pubblicata nel febbraio del 1956 dalla Apollo Records nel singolo “I'm Wise/Happy Tears”. Nel marzo dello stesso anno Little Richard pubblica la sua esecuzione del brano nel singolo della Specialty Records “Long Tall Sally/"Slippin’ and Slidin’ (Peepin' and Hidin')”.

"Slippin’ and Slidin’ (Peepin' and Hidin')” vede quindi un ultimo mutamento del titolo e una piccola modifica del testo e ottiene un successo notevole. Nonostante l’interpretazione definitiva sia evidentemente debitrice alla rielaborazione di Eddie Bo, Little Richard ha approntato tre provini della canzone a fine 1955, prima della pubblicazione della versione del collega. La trasformazione di “I Got the Blues For You” in “I’m Wise” ad opera di Eddie Bo è però pubblicata a fine 1955, per l’etichetta Post, nell’interpretazione della cantante Ruth Durand nel 45 giri “Tin Can Alley/I'm Wise”. Little Richard, che non può aver ascoltato il singolo di Eddie Bo prima di incidere i demo, potrebbe quindi aver preso a modello l’esecuzione della Durant. In ogni caso, rispetto all’originale di Al Collins, la rilettura di Eddie Bo sembra evidenziare il potenziale surreale ed evocativo del pezzo, caratterizzato da versi nonsense e frasi scabrose, da linee melodiche ed elementi ritmici di grande modernità. Proprio in quel periodo Little Richard compie la sua rivoluzione trattando il piano da strumento squisitamente percussivo, con un’operazione analoga a quella messa in campo da Bo Diddley con la chitarra, e spingendo il suo batterista, Earl Palmer, a passare dallo shuffle al backbeat. Dal canto suo, Eddie Bo non si limita a partecipare all’evoluzione del rock beat ma dieci anni dopo darà il suo contributo allo sviluppo del funk beat.

Due anni dopo, a fine 1958, Buddy Holly si procura un registratore portatile Ampex e, tra il dicembre di quell’anno e il gennaio dell’anno successivo, realizza nel suo appartamento di New York i provini informali di alcune nuove canzoni. L’artista texano incide “Slippin’ and Slidin” di Little Richard a inizio 1959 ma, a causa della sua prematura scomparsa, non riesce ad avere il tempo necessario per approntarne una versione definitiva e vederla pubblicata. Alla sua morte, lascia così nei cassetti alcune versioni abbozzate del pezzo, per chitarra e voce, insieme a un buon numero di altre incisioni. I brani dei cosiddetti Apartment Tapes, vengono affidati prima al produttore Jack Hansen e poi al produttore Norman Petty per essere rielaborati e ultimati. Nel corso degli anni ‘60, Norman Petty estrapola due versioni di “Slippin’ and Slindin”, una lenta e una veloce e a entrambe aggiunge in sovrancisione il contributo della band Fireballs: pubblica così la versione lenta in Reminiscing del 1963 e la versione veloce in Giant del 1969. Si tratta quindi di due lavori postumi e posticci non approvati dall’artista. Mentre l’esecuzione veloce risulta perlomeno credibile, l’esecuzione lenta sembra alquanto stravagante. La slow version, molto probabilmente, è stata incisa a rallentatore dal cantante per essere velocizzata in un secondo momento e ottenere il buffo effetto vocale dei Chipmunks, in classifica all’epoca della realizzazione dei demo.

Al Collins & Orchestra pubblica il singolo “Shuckin Stuff/I Got the Blues For You” per la Ace nel 1955. Ruth Durand pubblica il singolo “Tin Can Alley/I'm Wise” per la Post nel 1955. Eddie Bo pubblica il singolo “I'm Wise/Happy Tears” per la Apollo Records nel 1956. Little Richard pubblica “Long Tall Sally/"Slippin’ and Slidin’ (Peepin' and Hidin')“ per la Specialty Records nel 1956. Eddie Bo pubblica una nuova versione del pezzo nel singolo “Baby I'm Wise/Roamin-Titis” per la Ric Records nel 1962. Dalla versione di Al Collins a quella di Little Richard non cambiano solo il titolo e il testo del brano anche i nomi dei responsabili della stesura del pezzo: si passa da assegnare i crediti al solo Al Collins a spartire i diritti tra il primo autore, Eddie Bo, James Smith e Little Richard. Nella seconda versione di Eddie Bo si assegnano i diritti a Delores Johnson, nome della moglie di Bo. In Reminiscing del 1963 e in Giant del 1969 vengono pubblicate postume rispettivamente la versione lenta e quella veloce di “Slippin’ and Slidin’” nell’interpretazione di Buddy Holly.

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