La tigre e il menhir: Brian Eno e Oliver Chaplin in bilico tra tradizione e innovazione

La tigre e il menhir: Brian Eno e Oliver Chaplin in bilico tra tradizione e innovazione

Il biennio 1973-1974 è un periodo particolare per il mondo occidentale ma soprattutto per la Gran Bretagna. La crisi energetica innescata dalla guerra del Kippur viene ampliata dalle proteste dei lavoratori locali. Da un lato, i paesi arabi impongono un embargo sul petrolio agli stati filo-israeliani. E il prezzo della benzina subisce una forte impennata. D’altro canto, gli scioperi ad oltranza dei minatori britannici causano una diminuzione della disponibilità di carbone. E il combustibile fossile rappresenta la principale fonte di energia elettrica. A fronte del problema, il governo conservatore opta per la riduzione momentanea della settimana lavorativa a soli tre giorni, in modo da centellinare benzina ed elettricità. Se per la prima volta dal boom economico, l’occidente si vede costretto a chiedere sacrifici e rinunce ai cittadini, in Gran Bretagna la situazione è drammaticamente più grave. Il Times arriva a parlare di “suicidio di una nazione” e la classe politica invita ad adottare uno stile di vita più legato alla tradizione. Solo la doppia vittoria laburista alle elezioni nazionali permette il ritorno alla pace sociale grazie all’accettazione delle richieste sindacali. Il biennio 1973-1974 è però caratterizzato dalla fine del sogno dello sviluppo perpetuo. Ed è attraversato anche da una strana ambivalenza tra modernismo e passatismo. Il movimento giovanile passa, nel giro di qualche anno, dallo slancio utopico alla vita agreste. Ma la riscoperta della bellezza naturale e della vita autentica non cancella i vantaggi e i privilegi garantiti dalla così vituperata società dei consumi.

Taking Tiger Mountain (by Strategy) e Standing Stone sono due dischi completamente diversi, dal punto di vista progettuale e realizzativo. I due lavori del 1974 di Brian Eno e Oliver Chaplin presentano però almeno un tratto comune: una particolare dicotomia tra natura e artificio e quindi tra passato e futuro. Eno si immagina la cattura di una tigre allo stato brado grazie a una strategia pianificata a tavolino mentre Chaplin si ritrova a cantare brani riguardanti la motocicletta, il telefono e la macchina fotografica in un contesto completamente agreste. L’allusione alla tigre cinese e al menhir preistorico riescono a far emergere, poi, il ricordo di due culture arcaiche, nel momento di maggiore crisi del modello occidentale. La dicotomia tra innovazione e tradizione viene però vissuta in modo antitetico. L’elemento ancestrale simboleggiato dalla tigre cinese è un’evocazione lontana per Eno, artista urbano, dedito alla rielaborazione di generi musicali della civiltà industriale. Per Chaplin, invece, la brutalità e lo splendore del mondo organico rappresentano un dato tangibile. E il menhir preistorico non è un’immagine metaforica ma una pietra conficcata nel suolo, a pochi metri dalla sua fattoria. Di conseguenza, il cantautore si dedica alla rilettura di generi della tradizione agreste. Al netto di questa differenza, Eno e Chaplin si trovano a decostruire e ricostruire gli stilemi musicali precedenti grazie a un impiego spregiudicato delle apparecchiature tecnologiche. Il primo in compagnia di musicisti eccelsi in studio di registrazione, il secondo solo con il fratello a casa propria.

Nello stesso periodo, David Bowie e Ray Davies scelgono la via del dramma teatrale per interpretare speranze e incertezze della fase di transizione del biennio 1973-1974. Bowie realizza un disco, Diamond Dogs, ispirato a 1984 di George Orwell e a The Wild Boys: a Book of the Dead di William Burroughs. Dai due maestri, l’allievo mutua l’immaginario distopico e il metodo collagistico. Nel racconto, la gang di Halloween Jack spadroneggia tra le vie di una megalopoli in piena decadenza: Hunger City. Quando viene invocato il Grande Fratello non si capisce se sia il responsabile o il prodotto di quel disastro sociale. Di certo, lo scenario post-apocalittico è legato alla modernità e in particolar modo al consumo di stupefacenti. Se David Bowie è nebuloso ed ellittico, Ray Davies è chiaro e preciso. Nel 1974, i Kinks pubblicano la seconda parte del progetto Preservation, ovvero Preservation Act 2. L'opera a tema racconta la lotta di potere tra un capitalista, Mr. Flash, e un socialista, Mr. Black. Prima prende il potere Mr. Flash e distrugge le zone rurali per ragioni di profitto. Allora Mr. Black capeggia la rivolta e instaura un regime basato sul puritanesimo e l'omologazione. Davies da sempre gioca su una strana ambiguità: critica l'ipocrisia della vecchia Inghilterra ma ne rimpiange la purezza. Nel progetto Preservation questa ambiguità sfocia in una sfiducia totale nell’idea di salvezza. Gli esseri umani si trovano a scegliere tra la preservazione della natura o il godimento dei piaceri. E il potere, capitalista o socialista, ha sempre una natura autoritaria e dispotica.

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