Davie Jones e i King Bees: il debutto di David Bowie sulle tracce di Slim Harpo e Rolling Stones

Davie Jones e i King Bees: il debutto di David Bowie sulle tracce di Slim Harpo e Rolling Stones

A differenza di molti musicisti di talento della sua generazione, David Bowie impiega un lustro per trovare la propria strada artistica. Passano infatti cinque anni dal debutto su disco con “Liza Jane” al grande riscontro di “Space Oddity”. In quel lasso di tempo, il cantante effettua vari cambiamenti di stile musicale, transitando dal beat e dall’r’n’b di partenza al folk e al rock d’arrivo attraverso uno strano pop psichedelico. Nella prima parte degli anni ‘60, David Jones, prima di assumere il celebre nome d’arte, entra ed esce da innumerevoli gruppi. Al termine della prima esperienza di rilievo nella band di rock’n’roll Konrads, il cantante si trova a prendere parte a una serie di formazioni dai nomi ispirati ai miti del blues urbano americano, John Lee Hooker, Muddy Waters e Slim Harpo. Tra gli Hooker Brothers e i Manish Boys, Jones si unisce nel 1964 ai King Bees: secondo il resoconto giornalistico del tempo, Jones incontra da un parrucchiere il terzetto formato da Roger Buck alla chitarra, Francis Howard al basso e Robert Allen alla batteria, lo assolda come band di accompagnamento e inserisce in organico il suo amico George Underwood. All’epoca “I’m a King Bee”, il brano del 1957 omaggiato dai giovani musicisti, viene eseguito dal vivo dai Rolling Stones prima di essere inserito, qualche tempo più tardi, nell’omonimo LP di debutto, The Rolling Stones.

David Jones scrive all’industriale John Bloom, produttore di lavatrici, per convincerlo a diventare il mecenate del suo progetto. Bloom, non essendo esperto del settore ma rimanendo colpito dalla spavalderia del ragazzo, indirizza David Jones e i suoi sodali all’amico Leslie Conn, manager della Melcher Music. La prima esibizione del gruppo con il cantante si tiene alla festa per l’anniversario di nozze di Bloom al Jack of Clubs di Soho ma il concerto si rivela disastroso. Jones e i King Bees riescono però a ottenere, grazie all’operato manageriale di Conn, un provino per la Decca e un contratto per un 45 giri. David Jones, alla voce e al sax tenore, George Underwood alla chitarra ritmica, all’armonica e ai cori, Roger Buck alla chitarra solista, Francis Howard al basso e Robert Allen alla batteria registrano così due canzoni ai Decca Studios di West Hampstead a Londra, sotto la supervisione di Conn e Glyn Johns. Il 45 giri “Liza Jane/Louie, Louie Go Home” viene pubblicato nel 1964, per la Vocalion Pop, sussidiaria della Decca specializza in r’n’b, a nome Davie Jones With the King Bees. Il lato A, un vecchio standard celebre in Louisiana, è un pezzo r’n’b con uno stile abrasivo vicino al modello dei Rolling Stones mentre il lato B, una recente composizione di Paul Revere & the Raiders, è un brano beat con un’armonizzazione vocale debitrice alla lezione dei Beatles.

Nelle interviste del periodo, Jones sostiene di considerare Little Richard, John Lee Hooker e Bob Dylan come i suoi principali punti di riferimento musicali. Eppure risulta evidente quanto i Rolling Stones, più di Dowliner Sect e Pretty Things, rappresentino per l’artista il modello cardine. Il cantante, con un aspetto simile a quello del primo Brian Jones, vanta come grande ambizione quella di incarnare il nuovo Mick Jagger. Se l’attrazione per i Beatles e lo scimmiottamento di John Lennon non riescono a rendere convincente la versione di “Louie, Louie Go Home”, la grinta e la rozzezza interpretativa sfoderate in “Liza Jane” trasformano, per un attimo, i King Bees in una credibile imitazione dei Rolling Stones. “Liza Jane”, talvolta riportata come “Li’l Liza Jane” o “Little Liza Jane”, nel corso della sua travagliata storia non solo viene incisa in studio da Fats Domino e Huey Smith ma risulta interpretata dal vivo, da Slim Harpo, in compagnia dei suoi King Bees durante i concerti del 1961. A prescindere del chiaro punto di contatto con l’armonista afroamericano, è interessare notare una forte analogia tra il piccolo episodio nella carriera di David Bowie e un aspetto importante del percorso dei Rolling Stones: la rilettura, con un approccio aggressivo e moderno, di ottimi brani della musica della Louisiana, con qualche anno di anticipo su Creedence Clearwater Revival e Band.

David Jones e i King Bees portano al programma tv Juke Box Jury il pezzo “Liza Jane” per essere giudicati dagli ospiti del programma Jessie Matthews, Bunny Lewis, Diana Dors e Charlie Drake. Nonostante il verdetto complessivo non sia troppo lusinghiero, l’esibizione fornisce al cantante e alla band una grande visibilità. In breve tempo, Jones e i suoi musicisti passano da suonare in storici locali come Marquee Club e Roundhouse a partecipare a programmi televisivi come Ready Steady Go e Beat Room. Il singolo però non entra in classifica: Jones allora abbandona i King Bees, la band si scioglie e i musicisti si disperdono. Presto Underwood si dedica allo studio dell’arte e al mestiere di grafico e Conn si trasferisce a vivere e lavorare a Maiorca. Nel frattempo Bloom subisce un tracollo finanziario e dichiara bancarotta: la mancata collaborazione con l’industriale non rappresenta quindi un’occasione mancata ma uno scampato pericolo. Jones, dal canto suo, si unisce ai Manish Boys per concentrarsi sull’r’n’b e avvicinarsi alla cultura mod. Il nome della nuova band è ispirato a un brano di Muddy Waters, bluesman del quale i King Bees annoverano due canzoni in repertorio: "Got My Mojo Working” e “Hoochie Coochie Man”. Ma a dispetto dell’amore per Waters, Jones, con i Manish Boys, ripropone “Liza Jane” e si accosta alla musica soul.

David Jones e i King Bees pubblicano il 45 giri “Liza Jane/Louie, Louie Go Home” nel 1964, per la Vocalion Pop a nome Davie Jones With the King Bees.

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