Robert Brown: il demone dell’alcol e la grazia di Dio

Robert Brown: il demone dell’alcol e la grazia di Dio

Robert Brown Jr., in arte Bro Robert e Robert Jay, è un cantante originario di Lower Peach Tree, in Alabama, ma attivo a Detroit, in Michigan. Cresciuto in chiesa, all’età di tredici anni, con i soldi guadagnati grazie alla consegna dei giornali, Brown prende un autobus e si muove dalla provincia del sud, alla città del nord. A Detroit frequenta le scuole e lavora per la Chrysler Motor Car Company, per la Continental Motors Company e per la Ford. Nel frattempo, comincia a suonare la tromba, passa al sax tenore e infine approda al sax contralto. Inizialmente si esibisce alla tromba nella Eastern High School Band di Detroit e successivamente al contrabbasso in una band jazz durante il periodo di servizio militare in Europa. Tornato in città nel 1956, con il tempo si sposta musicalmente verso l’r’n’b e nel suo pantheon personale affianca alll’eroe giovanile, Louis Jordan, i nuovi miti Ray Charles, Little Richard e James Brown. Il cantante Hubert Johnson lo invita a suonare il basso elettrico nei Contours ma Brown non vuole né abbandonare il contrabbasso né firmare un contratto per la Motown. Rifiuta così l’occasione della sua vita per mantenere l’indipendenza artistica ma soprattutto per onorare la sua formazione religiosa. Nel locale cittadino Phelps Lounge di Eddie Phelps, il cantante incide però il suo primo e ultimo singolo da puro intrattenitore. Il 45 giri “Hop Stomp and Jump/Lonesome Jungle” viene pubblicato, intorno al 1963, per la piccola etichetta Ricare di Detroit: l’eccentrico jump blues sfiora i confini del novelty e la carriera solista non decolla.

Dal suo ritorno dal servizio militare, Brown inizia a bere e nel corso degli anni diventa un alcolista, finendo in carcere per guida in stato di ebrezza. Una mattina, si sveglia dopo una brutta ubriacatura e scrive un brano sulla sua fragilità e sulla sua dipendenza: “Alcohol”. Con questo pezzo dimostra di trovarsi più a suo agio a raccontare le proprie miserie che a divertire il pubblico. La composizione è sufficientemente lunga da poter essere divisa in due parti e occupare entrambi i lati di un singolo. Il 45 giri “Alcohol Part 1/Alcohol Part 2” viene così pubblicato per la prima volta nel 1969 a nome Bro Robert e in seconda battuta nel 1973 a nome Robert Jay. La versione originale è incisa in modo spartano in uno studio domestico ed è maggiormente legata al blues; l’interpretazione successiva invece è registrata in maniera attenta in uno studio professionale ed è più vicina al funk. Se non si hanno notizie della prima sessione, per la seconda seduta l’artista si affida al produttore Dave Hamilton e viene affiancato dai suoi musicisti. I cori sono approntati due parenti dell’artista, Beverly e Sydney, e da una loro amica mentre Brown, canta e suona il sax contralto. I due 45 giri vengono pubblicati e distribuiti a regime di autoproduzione, per l’etichetta fittizia Jo Ann, nome della figlia del cantante. Circolando al di fuori del circuito ufficiale, i due singoli non godono di alcuna fortuna e vengono apprezzati soltanto da una ristretta cerchia di ascoltatori. Senza scendere a compromessi con l’industria discografica, il cantante stronca sul nascere la sua carriera.

Musicalmente a metà strada tra Rev. Charlie Jackson e T.L. Barrett, Brown trova la sua dimensione in un’unica canzone autobiografica, incentrata su un tema caro alla black music: l’ondeggiamento tra perdizione e redenzione, tra peccato e grazia. “Alcohol” è infatti allo stesso tempo una richiesta di aiuto e un invito al riscatto, un’ammissione di colpa e un’invocazione al cielo. Nel 1970, tra la pubblicazione della prima e della seconda versione del pezzo, Ada Richards dà alle stampe il suo unico 45 giri “I'm Drunk and Real High (In the Spirit of God)/I'm Drunk and Real High (In the Spirit of God) Part 2” per l’etichetta fantasma Hello World di Detroit. Il lavoro della Richards sembra il contraltare perfetto dell’opera di Brown: in questo caso l’abuso di alcol non è motivo di vergogna e causa di problemi ma strumento per avvicinarsi al divino. Nella black music non solo si intrecciano temi mondani e spirituali ma uno stesso aspetto della vita umana può essere raccontato come peccaminoso o nobilitante, a seconda dell’occasione. In questo senso, ben si comprende il dubbio di Jason Pierce sull’oggetto del testo di “Take a Trip” di Utah Smith: per il musicista di Spacemen 3 e Spiritualized, nel brano dell’artista gospel, si potrebbero sovrapporre il fervore per Dio, la passione per una donna e l’assunzione di sostanze. Se Ada Richards gioca esplicitamente sul possibile legame tra lo slancio religioso e l’abuso di alcol, Charles Brown percepisce il vizio come un problema spirituale e riesce a superare la dipendenza tornando a frequentare la chiesa.

Robert Brown pubblica il 45 “Hop Stomp and Jump/Lonesome Jungle” per la Ricare intorno al 1963. Per l’etichetta Jo Ann, dà alle stampe il 45 giri “Alcohol Part 1/Alcohol Part 2” nel 1969 a nome Bro Robert e nel 1973 a nome Robert Jay. Ada Richards pubblica nel 1970 il suo unico 45 giri “I'm Drunk and Real High (In the Spirit of God)/I'm Drunk and Real High (In the Spirit of God) Part 2” per l’etichetta Hello World.

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