Hong Kong Flu: Robb Jarmain e la pandemia influenzale del 1968-1969

Hong Kong Flu: Robb Jarmain e la pandemia influenzale del 1968-1969

A una decina di anni dalla diffusione dell’influenza asiatica, tra il 1968 e il 1969 si propaga, per buona parte del pianeta, un’influenza aviaria di tipo A del ceppo H3N2, ribattezzata Hong Kong Flu. La malattia si sposta prima dalla Cina al resto dell’Asia per poi passare ad Australia, Africa, America ed Europa: divampa ad Hong Kong grazie all’alta densità di popolazione locale e giunge in California attraverso i militari di ritorno dalla guerra in Vietnam. L’Hong Kong Flu uccide circa un milione di persone in tutto il mondo e miete circa trentaquattromila vittime solo sul suolo statunitense. Negli Stati Uniti compaiono presto, per le strade, cartelli con un surreale slogan patriottico: “Hong Kong Flu Is Unamerican! Catch Something Made in the U.S.A.”. Nonostante la gravità della situazione, un misconosciuto cantante americano si azzarda a ironizzare sulla malattia, in una canzone presto dimenticata. Nel 1969, Robb Jarmain pubblica infatti, per la Chess Records di Chicago e con la collaborazione dell’ignoto produttore Ragusa, il 45 giri “Hong Kong Flu/I'm All Alone”. In coppia al pezzo dal ritmo funky del lato B, piazza sul lato A un brano pop, in bilico tra bubblegum e novelty. In “Hong Kong Flu”, Jarmain, tra rintocchi di gong e colpi di tosse, si diverte a prendersi gioco degli effetti sintomatici e delle origini orientali della pandemia. La canzone è divertente ed efficace ma non si guadagna un seguito. La carriera del cantante sembra quindi concludersi, mestamente, con la fine della prima ondata influenzale. L’Hong Kong Flu invece si ripresenta a fine 1969, nel 1970 e nel 1972.

La pandemia colpisce l’America, come effetto collaterale della guerra in Vietnam, in un momento delicato della sua storia. Nel 1968, gli omicidi dell’attivista per i diritti civili Martin Luther King e del candidato democratico alla presidenza Robert Kennedy stroncano le speranze di cambiamento. E nel 1969, la nomina di Richard Nixon a Presidente degli Stati Uniti cancella il sogno progressista nato con l’elezione di John Kennedy. Nello stesso anno, altre due tragedie rabbuiano un’intera generazione: la strage perpetrata dalla Family di Charles Manson a Cielo Drive e l’omicidio compiuto dagli Hells Angels ad Altamont. Tra il 1968 e il 1969, la gioventù americana passa quindi dalla rabbia rivoluzionaria alla cinica rassegnazione, dal sogno hippy al ripiegamento individuale. In ambito musicale, in quel periodo, si sviluppa un ritorno alla tradizione popolare con il roots rock e all’estetica rockabilly con il rock’n’roll revival. La fantasia dei figli dei fiori finisce così per convergere verso l’Arcadia epica del vecchio west o il mondo incantato degli anni ‘50. Con lo slancio ribelle termina anche l’urgenza sperimentale e si insinua un nuovo desiderio di spensieratezza e leggerezza. In questo contesto, si colloca l’esplosione della bubblegum, come mezzo comunicativo semplice e divertente, e si inserisce, nello specifico, la trovata scherzosa di Jarmain sull’Hong King Flu. L’idea non è neppure isolata nel settore: nel 1968, il cantante J.C.W. Rat Fink incide per la Kama Sutra di Bo Gentry il promo del 45 giri “Hong Kong Flu/Silent Blackjack” senza però dare seguito al progetto.

Robb Jarmain pubblica il 45 giri “Hong Kong Flu/I'm All Alone” per la Chess Records di Chicago nel 1969. In precedenza, nel 1965, a nome Robin Jarmain and Friends ha pubblicato il 45 giri “I Finally Found Love/Michelle” per la Yorkshire. J.C.W. Rat Fink incide il promo del 45 giri “Hong Kong Flu/Silent Blackjack” per la Kama Sutra nel 1968. Il tema dell’influenza di Hong Kong viene trattato anche da artisti giamaicani come Bashments, Ethiopians e Ninja Man e funk come i Master Minds. L’immagine è presa da Getty Images.

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