Dreamies: l’esperimento pop di Bill Holt tra collage e campionamenti

Dreamies: l’esperimento pop di Bill Holt tra collage e campionamenti

Nel 1974 a Philadelphia, la Stone Theatre Productions pubblica, a nome Dreamies, l’LP Auralgraphic Entertainment. In realtà si tratta di un’autoproduzione di Bill Holt, un musicista di Claymont, in Delaware. Holt, tra il 1964 e il 1973 è impiegato come responsabile vendite e marketing alla 3M di Philadelphia. Nel 1973, lascia la sua occupazione sicura per dedicarsi a tempo pieno alla musica. E così, per più di un anno, passa gran parte della giornata nel seminterrato di casa con una chitarra acustica Ovation, un sintetizzatore Moog e una drum machine autocostruita. Nel suo studio casalingo, ha a disposizione alcuni mixer e due registratori: un Teac a quattro piste e un Revox a due piste. Con questo equipaggiamento, Holt incide, in totale solitudine, il suo esordio discografico. Diviso in due parti, “Program Ten” e “Program Eleven”, Auralgraphic Entertainment sembra una sorta di felice prosecuzione di “Revolution 9” del White Album. Rispetto all’ostico pezzo dei Beatles, però, i due brani di Holt uniscono lo spunto avanguardista alla vocazione pop. Nel disco, vengono infatti amalgamati, in maniera godibile frammenti sonori registrati alla TV ed effetti ambientali incisi sul campo con droni sintetici e bozzetti melodici approntati per l’occasione. Il musicista ingloba così nella sua opera il brusio dei grilli e dei pop-corn e le canzoni di John Lennon e Paul McCartney, il fragore dei vetri e dei tuoni e i discorsi di John Kennedy e Lyndon Johnson. Ma abbina ai due collage, atmosfere disturbanti, create con il sintetizzatore, e melodie cristalline, realizzate con la chitarra.

Come in un gioco speculare, nell’arioso “Program Ten” e nel claustrofobico “Program Eleven”, dominano rispettivamente la parte cantata e i suoni futuristici. Nel complesso, più che un aperto atto d’accusa contro la società dello spettacolo, Auralgraphic Entertainment rappresenta una surreale documentazione del lasso di tempo intercorso tra il 1960 e il 1974. Il disco si apre infatti con le parole di John Kennedy sulla conquista dello spazio ma prosegue presto con riferimenti alla sua morte violenta. Al centro dei collage vengono piazzate le comunicazioni del personale della NASA e le esplosioni della guerra in Vietnam: simboli contrapposti dello slancio utopico e della fragorosa ricaduta. Ma il vero filo conduttore dell’opera consiste in una telecronaca a brandelli di un incontro di pugilato: Gli spezzoni del combattimento riaffiorano, di tanto in tanto, fino al significativo knockdown finale. D’altra parte, in quel frenetico quindicennio si passa dal doo wop alla psichedelia ma anche dal sogno della nuova frontiera all’incubo dello scandalo watergate. Holt rielabora e rilegge la trasformazione antropologica di un’intera nazione dalla prospettiva privilegiata di un impiegato, estraneo al movimento hippie ma lontano dal conformismo conservatore. Con uno strano miscuglio di spirito imprenditoriale e idealismo contestatario, il musicista cerca di trasformare le testimonianze caotiche della perdita dell’innocenza americana in “dreamies”. Così Isaac Asimov, nel racconto fantastico "Dreaming Is a Private Thing", denomina, infatti, i sogni prodotti su misura.

Estimatore di artisti diversi come Bob Dylan e John Cage, Bill Holt è principalmente un seguace dei Beatles. Nello specifico, è più debitore a John Lennon che a Paul McCartney non solo per l’influenza esercitata da “Revolution 9” sull’intero lavoro ma anche per lo stile melodico delle parti originali. Sotto questo aspetto, Lennon è per Bill Holt quello che McCartney è per Emitt Rhodes. A fronte del suo lavoro solitario in uno studio casalingo, Holt è, poi, da annoverare tra i pionieri del lo-fi insieme a Todd Rundgren e R. Stevie Moore. E anche in questo senso, incarna una sorta di contraltare sperimentale di Emitt Rhodes. Dal punto di vista tecnologico, invece, il progetto Dreamies rappresenta l’anello di congiunzione tra gli United States of America e i Residents. Infine, Auralgraphic Entertainment è uno dei primi esempi di utilizzo creativo dei campionamenti nella popular music, dopo i lavori incerti di Buchanan and Goodman e Timothy Leary. Nel 1974, però, tutti questi primati sfuggono ai più. La Discmakers stampa il disco, masterizzato ai Sigma Sound Studios, con una copertina ispirata alla grafica dei cereali General Mills Total e corredata da slogan parascientifici. I fratelli Larry e Morris Ballen, responsabili dell’azienda produttrice, mettono in contatto il musicista con radio e giornali. Auralgraphic Entertainment viene così venduto nei negozi della zona oltre che per corrispondenza, tramite annunci sulla rivista Rolling Stone. Ma non ottiene il successo sperato. E Holt, dopo aver sperperato tutti i suoi risparmi, si ritira dal mondo musicale.

La Stone Theatre Productions pubblica, a nome Dreamies, l’LP Auralgraphic Entertainment nel 1974. Nello stesso anno, sempre a nome Dreamies e sempre per la Stone Theatre Productions, viene pubblicato un estratto del disco: Excerpts From: Dreamies Auralgraphic Entertainment. Talvolta Auralgraphic Entertainment viene datato 1973. Bill Holt si riferisce al disco chiamandolo Dreamies.

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