L’impatto dello Sputnik: la sorella Dora Alexander, il wrestler Roscoe Monroe e il predicatore Little Richard

L’impatto dello Sputnik: la sorella Dora Alexander, il wrestler Roscoe Monroe e il predicatore Little Richard

Nel 1954, l’ingegnere Sergej Pavlovič Korolëv propone al governo dell’U.R.S.S. la progettazione di missili balistici intercontinentali, battezzati R-7 "Semërka”. Nel 1955, il governo degli U.S.A. annuncia l’invio di un satellite artificiale intorno alla Terra nell'anno geofisico internazionale 1957-1958. Nel tentativo di battere sul tempo il nemico capitalista, prende così il via il programma aerospaziale dell’U.R.S.S.. La prima fase della pianificazione, prevede una serie di lanci spaziali di satelliti privi di equipaggio umano. Sputnik 1 e Sputnik 2 vengono mandati in orbita a fine 1957 e Sputnik 3 a metà 1958: i primi due lanci avvengono a quarantanni dalla rivoluzione d’ottobre per commemorare l’evento fondativo dell’U.R.S.S. e tutte e tre le sonde decollano dal cosmodromo di Bajkonur grazie a razzi vettori R-7 "Semërka". Sputnik 1 è il primo satellite in orbita intorno alla Terra della storia mentre Sputnik 2 è il primo velivolo inviato nello spazio con un animale a bordo: la cagnetta Kudrjavka passata alla storia come Laika. Nel corso del 1958, da Cape Canaveral partono i primi due satelliti artificiali americani: Explorer 1 e Vanguard 1. Ma il divario tra il progresso tecnologico russo e americano risulta evidente. Il successo delle operazioni sovietiche prende in contropiede il governo U.S.A. e determina la creazione della N.A.S.A. e la nascita del Programma Mercury. Ha così inizio la corsa allo spazio come confronto a distanza tra i due blocchi e appendice della guerra fredda. L’invio in orbita di esseri umani e lo sbarco sulla Luna diventano obiettivi solo nel decennio successivo.

Il lancio dei satelliti dell’U.R.S.S. genera un forte interesse da parte di cantanti e musicisti di tutto il mondo. Ma sono soprattutto gli artisti americani a rimanere impressionati dal successo ottenuto dagli avversari della guerra fredda. La sorprendente partenza dei sovietici nella corsa allo spazio provoca, oltreoceano, un miscuglio di ammirazione e timore. L’impresa infatti accende le fantasticherie sugli eventuali viaggi interplanetari della N.A.S.A. ma allo stesso tempo innesca il terrore per la possibile conquista comunista dell’Universo. E così tra il 1957 e il 1958 vengono date alle stampe decine di canzoni di ogni genere musicale dedicate allo Sputnik e animate da sentimenti contrastanti. In quel periodo, Samuel B. Charters, ricercatore, scrittore e futuro produttore di Country Joe & the Fish, cura per la Folkways Records una serie di antologie di tracce incise a New Orleans tra il 1951 e il 1958: si tratta di strumentali di bande di ottoni e canti di lustrascarpe, pezzi per sega musicale e grida di venditori ambulanti. Nel primo volume The Music of New Orleans-The Music of the Streets-The Music of Mardi Gras, spicca l’originalità delle due canzoni registrate in strada nel 1958 dell’evangelizzatrice afroamericana Sister Dora Alexander: “Let God's Moon Alone” e “Times Done Changed”. Nella coppia di pezzi molto simili tra loro, la musicista canta e si accompagna con un tamburello con i sonagli. “Let God's Moon Alone”, nata sull’onda emotiva del lancio di un satellite sovietico, è un’accorata e ingenua richiesta alla Russia di lasciare la Luna inesplorata.

Le missioni spaziali sovietiche sono oggetto di una manciata di brani novelty, in cui la paura lascia spazio all’ironia e la musica si alterna alla recitazione. Caso particolare è quello di Roscoe Monroe, un lottatore di wrestling che nel 1957 si ribattezza Sputnik Monroe e nel 1959 pubblica per la Peak il suo unico 45 giriSputnik Hires a Band/Man That's the South”. Rosco Monroe Merrick, originario di Dodge City, in Kansas, ma attivo a Memphis, Tennessee, è una strana figura di wrestler, dal fisico imponente e con un ciuffo bianco tra i capelli. Noto in precedenza come Pretty Boy Roque ed Elvis Rock Monroe, adotta il nome d’arte definitivo a seguito di un insulto ricevuto da una spettatrice in un programma televisivo a Mobile, Alabama. Con un copione da cattivo e la nomea di comunista, sceglie lo pseudonimo Sputnik Monroe in onore della missione sovietica e impiega lo Sputnik come simbolo della sua lotta antirazzista. L’obiettivo principale della sua vita è infatti quello di incrinare il credo segregazionista del sud degli Stati Uniti. Per questa ragione frequenta fuori dal ring locali riservati ai neri, finendo a processo per violazione delle Jim Crow Laws. Pretende poi che durante i suoi spettacoli all’Ellis Auditorium non vigano discriminazioni razziali e contesta la divisione del pubblico tra platea e balconate. Infine, nel corso della sua carriera, riesce a combattere sia da avversario che da sodale con lottatori neri. Eppure nel suo brano Sputnik Hires a Band” rivolge, con senso d’ironia o per spirito di contraddizione, qualche insulto razzista ai suoi musicisti.

Tra il blues di “Sputnik Baby” di Roosevelt Sykes del 1957 e il soul di “Sputnik 69” di Hannibal del 1960, proliferano canzoni rock’n’roll sullo Sputnik. I pezzi rockabilly superano però di gran lunga quelli r’n’b e gli artisti bianchi sembrano rimanere più colpiti rispetto agli esponenti della black music. Little Richard rappresenta una strana eccezione ma solo in virtù di un fraintendimento. All'apice del successo, il cantante, durante il tour australiano del 1957, prima si convince che l’aereo, sul quale decolla da Melbourne, sia sorretto da angeli e poi, in occasione del concerto di Sydney, vede una palla di fuoco in cielo e considera quella visione un segno divino. In realtà si tratta proprio del lancio dello Sputnik 1 ma Little Richard rifiuta una spiegazione razionale del fenomeno. Decide quindi di sospendere la serie di concerti e di tornare in America in anticipo: qualche giorno dopo l’atterraggio, scopre che l'aereo sul quale avrebbe dovuto viaggiare, prima del cambio di volo, è caduto nell'oceano Pacifico e giudica la fortunata coincidenza come un vero e proprio miracolo. Si pente della sua condotta libertina e si ripromettere di cambiare stile vita e abbandonare la musica secolare. Cresciuto tra chiese battiste, metodiste e pentecostali, Little Richard si riallaccia alla sua formazione religiosa ed entra all'Oakwood College di Huntsville, in Alabama, per studiare teologia con gli avventisti del settimo giorno. Ritiratosi dalle scene, dopo un concerto d’addio all’Apollo Theater e un’ultima sessione per la Specialty Records, diventa predicatore cristiano e cantante gospel.

L’LP The Music of New Orleans-The Music of the Streets-The Music of Mardi Gras, curato da Samuel B. Charters, viene pubblicato nel 1958 dalla Folkways Records. Sputnik Monroe pubblica nel 1959 per la Peak il 45 giriSputnik Hires a Band/Man That's the South”. Tra il 1957 e il 1958, le imprese sovietiche colpiscono l’immaginario di musicisti di ogni genere musicale e vengono pubblicati molti brani sullo Sputnik in particolare o sui satelliti in generale. Da ricordare il pop di “Satellite” Teresa Brewer e “Russia, Russia (Lay That Missile Down)” di Prescott Reed, il novelty di “Santa and the Satellite” di Buchanan and Goodman e “A Russian Love Song” dei Goons, il doo wop di “There Goes Sputnik” delle Teen-Clefs e “Satellite Love” di Lil Randolph (Madame Queen), il jazz di “Sputnikdi Lou Donaldson e di “Beep! Beep!” di Louis Prima, il country di “Sputnik No. 2” di Bobby Bare e di “Sputniks and Mutniks” di Ray Anderson and the Home Folks e il rock strumentale di “Satellite” di Red Prysock ‎e “Rockin' in the Orbit” di Jimmie Haskell and Orchestra. Ma è il rock’n’roll il genere più sensibile al programma Sputnik grazie a una serie di canzoni sull’argomento: “Sputnik Dance” degli Equadors e “Sputnik (The Satellite Girl)” di Jerry Engler and the Four Ekkos, “Rock Old Sputnik” di Nelson Young e “Shake It Over Sputnik” di Billy Hogan and the Twilighters, “Sputnik II” di Al Barkle with the Tri-Tones e di “Sputnik” di Anita Veal, “The Sputnik Story” di Bill Thomas e Red Sputnik Rock” di Don Lang and His Frantic Five. Altrettanti sono i pezzi rockabilly e r’n’b genericamente incentrati sui satelliti in orbita ma evidentemente influenzati dalle missioni Sputnik: “Satellite Baby” di Skip Stanley e “Satellite Rock” di Joe Tate and the Hi Fives,Satellite Fever-Asiatic Flu” di Paul Perryman e “Rockin Satellite” dei 3 Honeydrops, “Rockin' Satellite” di E. "Tiny" Watkins e “Ghost Satellite” di Bob and Jerry, “Gonna Get Me a Satellite” di Little Ernest Tucker e “My Satellite” di Jesse Belvin and his Space Riders.

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