L'amicizia tra Brian Jones e Bob Dylan e la jam perduta durante il blackout energetico di New York

L'amicizia tra Brian Jones e Bob Dylan e la jam perduta durante il blackout energetico di New York

Alla fine del 1965, i Rolling Stones volano in U.S.A. per il tour promozionale del loro ultimo album December's Children (And Everybody's) e approdano a New York. Nella metropoli americana, Bob Dylan è reduce dal successo di Highway 61 Revisited, e dalla cosiddetta svolta elettrica, ispirata da Byrds, Animals e Beatles ma anche dagli stessi Rolling Stones. Per onorare questo legame a distanza, Dylan entra in contatto con la band inglese e diventa amico soprattutto di Brian Jones, al quale dedica, dal vivo o in privato, due sue celebri canzoni: “Like a Rolling Stone” e “Ballad of a Thin Man”. Ma Jones è una pietra che rotola da sola o un uomo che non sa cosa fare? In effetti il chitarrista degli Stones è in una fase delicata della sua carriera: ha subito l’ascesa di Mick Jagger e Keith Richards, come compositori e leader della band, ed è in procinto di ritagliarsi il ruolo di arrangiatore e strumentista. In quel periodo è in bilico tra l’abulia e la rassegnazione del Mr. Jones di “Ballad of a Thin Man” e l’arroganza e l’indipendenza del protagonista di “Like a Rolling Stone”. Il fondatore dei Rolling Stones deve ancora decidere se lasciare la sua band o accontentarsi del ruolo di comprimario: in questo scenario amletico, Jones è entusiasta della stima di Dylan ma tormentato dalle frecciate ironiche lanciate dal collega. I due musicisti partecipano all’incisione di un brano di Wilson Pickett, in uno studio non meglio identificato, e pochi giorni dopo prendono parte a una session informale con Bob Neuwirth e Robbie Robertson. Se il brano del cantante soul rimane inedito, la jam, avvenuta nella stanza d’albergo di Jones al Lincoln Square Motor Inn, non può essere registrata perché quella notte si verifica uno dei più rilevanti blackout energetici della storia di New York. I musicisti sono costretti a suonare in acustico a lume di candela e la mancata incisione prende il nome di “The Lost Jam”.

Dylan rimane impressionato da Jones come armonicista più che come chitarrista e lo vorrebbe nel suo gruppo di supporto, in quel periodo nella fase di transizione tra lo scioglimento degli Hawks e la nascita della Band. Il cantautore però alterna lusinghe a insinuazioni e in un’occasione, spalleggiato da Bob Neuwirth al Max’s Kansas City, getta il chitarrista nello sconforto, esprimendo severi giudizi sui Rolling Stones e paventando una sua possibile espulsione dalla band. Scisso tra la voglia di intraprendere una nuova avventura artistica e la paura di non riuscire a comprendere il mutamento dei tempi, Jones non accetta la proposta di Dylan ma decide di rimanere nei Rolling Stones. Nel periodo seguente, mentre il chitarrista si dedica a sitar, dulcimer e marimba nelle incisioni di Aftermath, il cantautore realizza Blonde on Blonde e nel brano “I Want You” allude al collega in maniera esplicita. Dylan parla infatti di una ragazza, molto probabilmente Nico, contesa con un uomo con abiti cinesi, un flauto dolce e il “tempo dalla sua parte”. I riferimenti alle vesti esotiche, allo strumento musicale e al titolo del brano degli Stones “Time Is On My Side” non possono che delineare un’impressionistica descrizione di Jones. Infine i capelli chiari di Nico, Jones e della sua amante successiva Anita Pallenberg ispirano l’immagine poetica “biondo su biondo” quanto le capigliature patinate di Andy Warhol ed Edie Sedgwick. D’altra parte Jones è, prima di Mick Jagger, un curioso frequentatore della Factory, divisa, in quel momento, tra le esibizioni stranianti dei Velvet Underground e l'attenzione ossessiva per Bob Dylan: l’evento multimediale Exploding Plastic Inevitable, per esempio, è ispirato nel nome alle note di copertina di Bringing It All Back Home ma ha come protagonisti indiscussi i Velvet insieme alla cantante aggiunta, scoperta da Jones e Dylan e presto diventata la pupilla di Warhol: Nico.

Il triangolo amoroso ha, in verità, radici profonde. Nel recente passato, Nico ha intrecciato una relazione prima con Dylan nel 1964 e poi con Jones l’anno successivo. Il cantautore le ha dedicato e donato una canzone, “I’ll Keep It With Mine” mentre il chitarrista le ha fatto incidere il suo primo 45 giri “I’m Not Saying"/The Last Mile”. Invitata da Dylan a New York, Nico arriva in città con Jones e insieme a lui approda alla Factory di Andy Warhol. È quindi la rivalità tra i due artisti a determinare l’incontro storico tra Nico e i Velvet Underground. Dal canto loro, John Cale e Lou Reed consultano come un oracolo Jones ma rifiutano ogni contatto con Dylan perché rivendicano l’ammirazione per la Swinging London ma negano la vicinanza al Greenwich Village. Per altro, il cantautore del Minnesota non ha rapporti tesi solo con Jones, Reed e Cale ma con un buon numero di suoi colleghi. Una sera del 1966 al Dolly's Club di Londra, dopo un’esibizione di Dylan alla Royal Albert Hall, è Richards a subire gli strali del cantautore. In quell’occasione Dylan rivolge al rocker la celebre accusa “io avrei potuto scrivere ‘Satisfaction” ma tu non avresti potuto scrivere ‘Mr.Tambourine Man’”. L’autista Tom Keylock sottrae Dylan all’ira dei due Stones che lo inseguono invano sulla Rolls Royce di Jones. Eppure il rapporto tra gli Stones e Dylan è perlomeno ambivalente se poco tempo dopo, la band inglese, in occasione del nuovo tour americano, visita, in maniera del tutto pacifica, il cantautore in studio di registrazione a New York. Intanto Jones risente foryemente dell’influenza musicale del “cognato” di Dylan, Richard Fariña, cantautore, suonatore di dulcimer e compagno di Mimi Baez. Ma due distinti incidenti motociclistici cambiano la direzione alla storia: Fariña muore sul colpo e interrompe sul nascere la sua promettente carriera mentre Dylan rimane ferito e sospende momentaneamente il suo lungo tragitto.

Nei mesi successivi, Dylan deve fare i conti con i postumi della caduta dalla moto e durante il periodo di isolamento a Big Pink riesce a ricostruire il suo percorso musicale ripartendo dalle radici rurali. Jones invece è protagonista indiscusso dell’epoca floreale ma risulta marginale nella fase seguente, quella del ritorno all’ordine. Mentre gli Stones incidono in studio le cosiddette Satanic Sessions, il loro progetto più ambizioso e sperimentale, Dylan registra in cantina con la Band i cosiddetti Basament Tapes, una sorta di zibaldone della tradizione. Quando gli Stones arrivano alla pubblicazione dell’album psichedelico Their Satanic Majesties Request, Dylan dà alle stampe il disco folk-rock John Wesley Harding. In questo caso è Dylan ad anticipare i tempi e nel corso del 1968, la Band con Music from Big Pink e i Byrds con Sweetheart of the Rodeo danno seguito all’intuizione del maestro e spingono Beatles, Stones e un’infinità di altri musicisti a confrontarsi con le sonorità del passato remoto. Jones vorrebbe unire, nella musica degli Stones, gli stilemi della black music americana con certi elementi della musica africana ma la sua idea viene cassata in favore di un approccio più canonico al blues e al country. Beggars Banquet vede Jones in un ruolo secondario mentre Let It Bleed lo relega alla marginalità: uscito dalla sua band a fronte di una condizione psicofisica sempre più difficile ma con la voglia di fondare un suo gruppo, Jones negli ultimi mesi della sua vita pare si dedichi all’ascolto di Nashville Skyline, il disco propriamente country di Dylan, rimanendo particolarmente colpito da “To Be Alone With You”. Il nuovo progetto di Jones naufraga con la drammatica morte del musicista nella piscina della sua villa, Cotchford Farm. Ma a tre anni dalla loro burrascosa frequentazione, il cantautore americano si occupa dell’acquisto di una lussuosa bara d’argento per il musicista inglese.

“The Lost Jam” è una session acustica svoltasi il el 9 novembre 1965 in una stanza del Lincoln Square Motor Inn di New York con Brian Jones, Bob Dylan, Bob Neuwirth e Robbie Robertson. La jam non è stata registrata a causa del blackout energetico che ha colpito in quelle ore la città

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