Gli orizzonti artificiali di Tom Behrens

Gli orizzonti artificiali di Tom Behrens

Il musicista Tom Behrens, tra il 1969 e il 1972, è studente di composizione all’Ohio State University di Columbus, in Ohio. In quel periodo inizia a incidere alcune tracce ma solo quando si trasferisce ad Atlanta, in Georgia, dà forma al suo primo e unico progetto discografico. Ad Atlanta, infatti, lavora in un negozio di impianti stereo e realizza nuovi brani. E nel 1974, pubblica a nome Artificial Horizons un LP dallo stesso titolo. Artificial Horizons viene dato alle stampe in mille copie dall’etichetta indipendente Horizons Records di Sandy Springs, in Georgia. Quasi a commento di titolo e pseudonimo, sull’album campeggia la scritta “questa musica è il vascello in cui viaggerai verso galassie sconosciute, camminerai su pianeti ancora inesplorati e vedrai te stesso come realmente sei”. Nell’incisione, Behrens si cimenta ai sintetizzatori Moog ed EMS ma anche a dulcimer, arpa e flauto. Artificial Horizons è, in sostanza, un disco di musica elettronica con due parentesi acustiche. I suoni sintetici vengono infatti bilanciati da un paio di intermezzi, il primo vicino alla musica classica, il secondo imparentato al folk appalachiano. Le parti di synth, invece, sembrano porsi in una sorta di via mediana tra minimalismo americano e scuola tedesca grazie a una certa propensione alla tendenza ambientale. Per incisività ed efficacia, i fraseggi di Behrens alle due tastiere rappresentano, così, il punto di forza e il motivo di interesse del lavoro. Le qualità di Artificial Horizons sono ancora più sorprendenti se si pensa alla scena artistica di Atlanta nel 1974.

Artificial Horizons esce nel 1974 a nome Artificial Horizons per la Horizon Records. Nella foto Tom Behrens è sulla sinistra.

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