All the Young Dudes: l'inno generazionale regalato da David Bowie ai Mott the Hoople

All the Young Dudes: l'inno generazionale regalato da David Bowie ai Mott the Hoople

Nel 1972 i Mott the Hoople di Ian Hunter stanno per chiudere i battenti: dopo tre anni di attività e quattro album in commercio, la band non è ancora riuscita a sfondare e tra i membri serpeggia l’idea dello scioglimento. Come Sweet e Slade, i Mott the Hoople hanno un certo seguito tra i bootboys ma al buon successo degli spettacoli dal vivo non corrisponde un’altrettanto incoraggiante vendita di dischi. Tra i loro fan però si può annoverare un sostenitore d’elezione: David Bowie. Durante lo Ziggy Stardust Tour, prima della pubblicazione del suo disco più celebre e della scalata alle classifiche, Bowie viene a conoscenza delle difficoltà del gruppo e decide di aiutare Ian Hunter e i suoi compagni. In un primo momento invia alla band un demo di “Suffragette City” ma il brano non convince i membri del gruppo e il bassista Pete Overend Watts comunica all’autore che i Mott the Hoople hanno deciso di rifiutare il brano, in vista dello scioglimento definitivo. Bowie, turbato dalla notizia, decide di tenere “Suffragette City” per sé e scrive di getto “All the Young Dudes” espressamente per i suoi pupilli. Sottopone quindi dal vivo la bozza del pezzo a Watts che ne resta subito entusiasta. Bowie ripete quindi il provino alla chitarra acustica al cospetto della band al completo e tutti gli altri musicisti ne rimangono elettrizzati.

I Mott the Hoople accettano quindi la proposta e l’aiuto del collega fornisce al progetto la dose di ottimismo necessaria alla ripartenza. I Mott the Hoople, fino a quel momento in bilico tra hard rock e proto-punk, pop e country, ma con un chiaro debito verso Bob Dylan, ora giocano la carta del glam incarnando la risposta inglese ai New York Dolls. In una sorta di via intermedia tra Faces e Queen, accostano al loro nuovo materiale originale, la canzone di Bowie e “Sweet Jane” dei Velvet Underground, sempre sotto suggerimento del loro mentore. Il 1972 è l’anno di grazia di Bowie: il cantante, con l’aiuto fondamentale di Mick Ronson, pubblica The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders From Mars, produce Transformer di Reed e manda al terzo posto della classifica inglese “All the Young Dudes” dei Mott the Hoople. Ma Ian Hunter e soci non sono passivi interpreti e il loro contributo alla resa del pezzo risulta determinante: Bowie ripropone il brano dal vivo nel periodo tra Ziggy Stardust e Diamond Dogs e lo incide in studio durante le sedute di registrazione di Aladdin Sane ma lo scarta dalla scaletta finale perché la sua versione non riesce a superare quella dei colleghi. Grazie alla fama raggiunta con “All the Young Dudes”, la band di Hunter non è più costretta allo scioglimento ma può, continuare la carriera.

Nonostante Bowie associ i versi di “All the Young Dudes” alla tematica fantascientifica e apocalittica di “Five Years”, il pezzo riscuote enorme successo come perfetto ritratto collettivo: nei ragazzi cantati nell’inno glam non si identificano solo i giovani omosessuali inglesi ma tutti gli esponenti della generazione successiva al ‘68, ormai disinteressati all’impegno e concentrati sulla trasgressione. In quel periodo, sulle giacche, paillettes e lustrini prendono il posto dei simboli rivoluzionari e nelle canzoni le rivendicazioni pacifiste lasciano il campo a richieste di libertà individuale. “All the Young Dudes” rappresenta per i glam, quello che “All You Need is Love” dei Beatles ha rappresentato, un lustro prima, per gli hippy, ma conserva il tema tetro e autodistruttivo di "Rock'n'Roll Suicide" di Bowie e “My Generation” degli Who. A dimostrazione di questa continuità, nel testo Bowie fa riferimento a Beatles e Stones come agli ascolti del fratello maggiore mentre cita i T. Rex di Marc Bolan, suo ispiratore e rivale, come fenomeno del momento. Purtroppo “All the Young Dudes” svolge una funzione di arma a doppio taglio nella carriera dei Mott the Hoople: da una parte li salva dal baratro e li dischiude ad un largo pubblico, dall’altra oscura il resto del repertorio originale e li lega in modo indissolubile ad un solo tassello del loro percorso.

I Mott the Hoople pubblicano “All the Young Dudes” su singolo e nell’album omonimo nel 1972. David Bowie, autore del brano, incide in proprio “All the Young Dudes” per Aladdin Sane ma lo scarta dalla scaletta finale.

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