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Michael Rother scopre il bulbul tarang e traccia la strada verso oriente per Neu!, Cluster e Harmonia

Nel 1912 a Nagoya, il musicista giapponese Nisaburo Kawaguchi alias Gorō Morita, di ritorno in patria da un viaggio in Europa e in America, inventa il kiku koto, applicando il sistema di tasti della macchina da scrivere al azuma-ryu nigen-kin, una cetra a due corde. Nel corso degli anni lo strumento vede aumentare il numero delle corde e prende il nome di taishōkoto, in quanto koto in miniatura creato nel periodo Taishō, e Nagoya harp, in quanto cordofono costruito a Nagoya. Gorō Morita, per la progettazione e la realizzazione del nuovo strumento, probabilmente si è ispirato all’akkordolia tedesca, cordofono con i tasti come il volkszither e dalla forma allungata come lo scheitholt. Uno strumento analogo si attesta anche in India e Pakistan con i nomi di bulbul tarang e benju: a causa del suono metallico e dell’origine nipponica, il taishōkoto viene anche soprannominato banjo giapponese.

Michael Rother, nato ad Amburgo nel 1950, trascorre un’infanzia nomade a causa degli impegni lavorativi di suo padre, pilota Lufthansa: tra la permanenza a Wilmslow in Inghilterra e il ritorno in Germania a Düsseldorf, vive dal 1960 al 1963 insieme alla sua famiglia a Karachi in Pakistan. Alla passione di suo fratello per Little Richard e di sua madre per Fryderyk Chopin somma un forte interesse per la musica tradizionale pakistana e si procura un bulbul tarang. A Karachi rimane folgorato dal 45 giri del 1961 di Jørgen Ingmann donatogli dal fratello e per imitare la versione di “Apache” del chitarrista danese cerca invano di trasformare il suo strumento in una chitarra. Nel 1965 a Düsseldorf, contagiato dalla rivoluzione innescata da Beatles e Rolling Stones, diventa chitarrista degli Spirits of Sound, con Wolfgang Flür futuro membro dei Kraftwerk e Wolfgang Riechmann poi attivo negli Streetmark

Nel 1966 a Düsseldorf, il batterista Klaus Dinger, influenzato come Rother dalla british invasion, fonda i No con Norbert Körfer, Lutz Bellmann e Jo Maassen. Negli anni seguenti, la psichedelia di Pink Floyd e Velvet Underground, Cream ed Experience cambia le carte in tavola: nel 1969 Dinger si unisce agli Splash per poi trovarsi nel 1971 insieme a Rother nei Kraftwerk. Se il batterista suona nel primo album, Kraftwerk del 1970, il chitarrista non appare in nessuna incisione ufficiale: la formazione con i due musicisti in organico prova a registrare con insuccesso il secondo disco della band prima di subire un rimpasto. Sempre nel 1971, Dinger e Rother fondano i Neu! ma al momento dell’incisione dell’album d’esordio, Neu! del 1972, si trovano in impasse fino a quando Dinger rispolvera il bulbul tarang in suo possesso, lo elettrifica e imprime una svolta determinante al progetto.

Lo strumento appare anche in Neu!2 del 1973 ma non in Neu! ‘75 del 1975. Tra il secondo e il terzo disco dei Neu! le strade di Rother e Dinger si separano provvisoriamente: mentre il batterista imbocca il percorso artistico poi sviluppato con gli La Düsseldorf, il chitarrista si sposta a Forst nello studio di incisione di Dieter Moebius e Hans-Joachim Roedelius per produrre Zuckerzeit uscito nel 1974 a nome Cluster e fondare gli Harmonia. Dopo aver dato alle stampe l’esordio Musik Von Harmonia, la nuova band pubblica nel 1975 Deluxe, disco in cui fa nuovamente capolino il bulbul tarang. Lo strumento viene accreditato come banjo giapponese in Neu! e in Neu! 2 e come Nagoya harp in Deluxe. Nonostante Rother venga a conoscenza per primo dello strano cordofono, sono Dinger e Moebius a risultare responsabili delle parti di bulbul tarang nei dischi di Neu! e Harmonia.

Le varie denominazioni del bulbul tarang in calce ai dischi e l’esiguità di materiale fotografico dei membri di Neu! e Harmonia hanno generato nel corso degli anni una serie infinita di fraintendimenti. Le definizioni di banjo giapponese, piccolo koto o Nogoya harp, hanno spinto a supporre si trattasse, di volta in volta, del liuto nipponico shamisen, di una cetra suonata con il plettro simile al koto o di un’arpa pizzicata analoga a quella birmana. In realtà l’introduzione del bulbul tarang nel kraurock rappresenta allo stesso tempo un’influenza esotica e una riconciliazione con l’akkordolia tedesca. Nei dieci anni esatti tra l’impiego del koto in Flowers da parte di Brian Jones e in Heroes per mano di David Bowie, Neu! e Harmonia si giovano di una variante particolare dello strumento giapponese ma sono i Cluster di Zuckerzeit a spingersi esplicitamente verso l’universo sonoro del sol levante.